Sogni

Disegno di: RUDOI

Storia di: Federico Fontanella

story face dreams

Camminava dentro ai sogni. L’eco dei suoi passi era un sussurro nella luce eterea, ombre variopinte proiettate sul suo volto – il nero degli incubi, il verde di speranze giovanili, grigio per timori anziani, rosso sangue per fantasie adolescenziali.

“Ricordi,” capì. “Ricordi di sogni?”

Allungò una mano per toccare una faccia che cadeva nel vuoto. Le ricordava qualcosa, ma sfumò appena si fece vicina. Con sollievo le girò le spalle, e un battito d’ali la portò a un altro sogno: un cane correva su una spiaggia, tornando alla sua famiglia.

La attraversò una scossa. Qualcosa… ma cos’era? Gioia. Perdita. Tempo. Il sogno le stava parlando.

Fu come un gancio che la trascinò. Volò da sogno a sogno, cercando di viverli tutti. Ma… chi li aveva sognati? E come era arrivata lì? “Un… regalo?”

Sì. Un dono che in qualche modo la feriva. Qualcosa di viscerale che non poteva capire. Attorno a lei, le ombre diventarono bianche come la neve. /

“Il prossimo sogno. Il prossimo sogno mi svelerà tutto.”

Il bianco svanì, così andò avanti. Stava scivolando, più che camminando, da un sogno all’altro; i loro spiriti fluivano dentro di lei quando li toccava. Con ognuno si allontanava di più, sempre di più. Da cosa…?

“Non ci pensare – si sta bene qui.” Andò oltre.

I sogni erano più profondi, qui, e più freddi. Solo qualche volta erano interrotti da un volto che cadeva in eterno, un volto senza parola, assordante tra i mille altri suoni. Quando vi si avvicinava, i sogni arretravano. Sentì la voce del volto e quel male primordiale tornò – le serviva una visione per coprirlo di nuovo, quindi si girò - e trovò un urlo, congelato nel dolore. Con un dito ne tracciò i contorni e questo si sciolse attorno a lei, colando e bollendo sulla sua pelle. Di fianco a lei, un volto cadeva in silenzio. L’urlo aveva l’odore del pianto, il volto parlava di quiete. Eppure il primo la confortava, quest’ultimo la turbava. Perché?

La domanda, si accorse, era ciò che bastava. Le tolse il velo dagli occhi: l’urlo sparì nel bianco, e l’angoscia le strinse lo stomaco. Sebbene non respirasse, ansimava.

“No. No. Torna indietro!”

Dietro di lei, degli uccelli volavano nel rosso infinito. I cinguettii e il battere delle ali erano i suoni più dolci che avesse mai sentito: li guardava volare oltre le sue lacrime.

“Li avevo visti. Li avevo sognati.”

Una bambina, con disordinati ricci neri, era seduta su un balcone, a guardare a bocca aperta gli uccelli volare via, mentre suo fratello le stava di fianco.

“Il regalo di mio fratello.”

Il sole verso cui gli uccelli volavano era un volto. Affondava nell’orizzonte, con labbra tristi e capelli neri sparsi come onde.

Non più. Il bianco l’avvolgeva. Un oblio felice.

Eppure piangeva.

Perché stava morendo?