Are You there?
I suoi piedi toccarono il pavimento – freddo, così freddo sulla pelle. Avrebbe dovuto rabbrividire; lo ignorò. Una brezza leggera sussurrava sulla tenda, e la luce della luna la chiamava a sé. La trovò appoggiata sulle onde e da lì la raggiunse, ferma sul davanzale, illuminando le speranze che aveva voluto nascondere. Stava lì, come ogni notte, con gli occhi persi nell’orizzonte e gocce salate sulle guance. Ad ascoltarla solo il mare:
“Are you there? Sul fondo del mare? Sull’onda più lontana? Su un’isola sconosciuta? O nell’aria che respiro? Are you there, my love?”
A quelle parole si udì un gemito dall’altro lato della stanza, ma la sua mente era distante e non ci fece caso. Gli occhi che la guardavano scomparvero dietro alla porta mentre si girava. C’erano due persone nel corridoio; si guardavano nella penombra in perfetto silenzio. Quanti anni li separavano? Uno, con la testa alta e il vestito elegante, scrutava l’altro uomo, la sua chioma bionda un contrasto perfetto ai pochi capelli grigi dell’altro. Questi, già più minuto di natura, appariva ancora più basso per via della schiena ricurva. Il mondo intero gli pesava sulle spalle. Quanti anni li separavano? Nessuno.
Scesero le scale, allontanandosi dalla donna, e si sedettero a un piccolo tavolo, ancora intenti a studiarsi. Fu il biondo a spezzare il silenzio, sbattendo un pugno sul tavolo.
“Dev’esserci un modo per curarla!”
L’altro a malapena reagì. I suoi occhi si fecero freddi, eppure quando rispose la sua voce pesava di tristezza. “Sono uno psichiatra, Harold. Aiuto le persone a curarsi da sole, non sono io a curarle.”
“Allora aiutala! Non mi riconosce nemmeno!”
Il dottore abbassò la testa e si tolse gli occhiali. Le braci del camino crepitavano piano, e tutto intorno era silenzio. Infine, rialzò lo sguardo su Harold.
“Sei stato via per ventotto anni. Non l’hai vista ridere e piangere e soffrire per tutto questo tempo; non hai visto la sua mente perdersi sempre più ogni anno. Ti ha aspettato così a lungo che non riesce ad accettare che l’attesa è finita. L’hai sentita, prima? Are you there? Sei lì, chiedeva.”
Harold emise un gemito.
“Harold Yudera,” insistette il dottore. Il suo stomaco era in una morsa, sapendo che il nome del suo amico era sulle labbra di lei anche ora che non lo ricordava più. Guardò Harold mettersi le mani tra i capelli. “Ti cerca ogni notte. Non so se si riprenderà mai, Harold, so solo che dipende tutto da lei.”
Harold lo guardò, i capelli attaccati alle lacrime. “Basta...”
Il dottore provò a trattenere il tremito dalla sua voce.
“Questa volta, sarà lei a decidere il momento giusto per tornare.”