Il rapimento della mucca

Disegno di: Thiago Bianchini

Storia di: Lo

“Era una fredda notte di Novembre. Una luce accecante penetrava dalla finestra della mia camera illuminandola a giorno. Fuori, il bosco aveva preso vita. Qualcuno gridava tra gli alberi, qualcuno fuggiva senza una direzione. Le montagne, sbiadite al passaggio di quella luce, tremavano sotto ad un cielo sempre più nero.

Mi affacciai al davanzale. Passò sopra la mia testa, brillante come una cometa, andandosi a schiantare nel campo degli Harrington. La porta di camera mia si aprì di schianto, facendomi sobbalzare. Sulla soglia c’era mia madre, trafelata, due bimbi strillanti in braccio, pallida come mai prima in quel bagliore infernale.

“Dobbiamo andare,” disse, tendendomi la mano.

Erano passati 47 anni dall’ultima volta che era venuta sulla Terra. Tutti sapevamo perché era tornata; c’era un unico motivo dietro a ogni sua visita. Aveva fame. Colei che governava il nostro timido mondo di contadini da generazioni, dai tempi di specie ormai estinte. Colei che poteva assumere qualsiasi forma e sfruttare qualunque potere. Colei che con il suo esercito di esseri dalla pelle liscia e violacea, la testa allungata e il corpo scheletrico, razziava il nostro popolo, portandoci con sé. Quelli che partivano non facevano rientro.”

Il vecchio bevve un lungo sorso di latte caldo prima di proseguire. “Scappare o nascondersi sarebbe stato inutile; nessuno poteva sfuggirle. Tutto ciò che potevamo fare era sperare di non essere scelti. Arrivammo al campo in fila indiana. Dopo il fragore del panico, dello schianto, della lunga marcia fino al mattatoio, l’aria era carica di un silenzio così profondo da pesare sullo stomaco.

Li prese tutti, dal primo all’ultimo. 16mila anime. Compresi mamma, Robert e Judith.”

“E tu, nonno, come hai fatto a salvarti?” chiese uno dei ragazzi, la fronte rugata da un dubbio.

Ci fu una lunga pausa. Il vecchio si dondolava dolcemente sulla sedia, con i suoi baffi bianchi sporchi di latte ed il viso scavato, guardava dalla finestra della piccola stanza.

“Io non ho detto di essermi salvato.”