Il gatto fluttuante

Mi svegliai di soprassalto; piccole perle di sudore mi bagnavano la fronte.

Gli incubi affollavano le mie notti.

Mi sedetti sul letto, fissando il battiscopa grigio che stava tra la moquette malandata e la città di Washington.

Al di là della parete di vetro della mia stanza, il giardino di ciliegi giapponese scompariva, inghiottito dalle luci accecanti degli edifici.

Una macchia scura ora copriva quella vista. Era l'immagine che mi perseguitava nel sonno. Una gigantesca forma felina che galleggiava in cielo, che mi parlava. Non ricordavo mai le sue parole al risveglio, ma quella notte erano lì, sospese nell’aria.

“Sono il dio dei sogni,” disse la voce. “Hai due desideri da esprimere.

Uno si realizzerà al tuo risveglio, ma l'altro non si realizzerà mai.”

I miei occhi erano incollati a lui. Il mio corpo galleggiava leggero all'eco di quelle parole.

Timidi suoni mi scivolavano dalle labbra e danzavano davanti a me; note sottili e insensate che non capivo. Gli avevo risposto? Speravo di scoprirlo, col tempo.

Ma venne il mattino, e io ero straziato. Sorridevo ai giorni a venire, e piangevo per il pugno di ghiaccio che mi torceva le budella.

Continua...